E’ entrato dunque in vigore il sistema di fatturazione elettronica obbligatoria verso la pubblica amministrazione. Occasione d’oro, che però rischia anche di essere un’occasione perduta per abolire lo “split payment”, una norma introdotta il primo gennaio 2015 per contrastare l’evasione Iva e che riguarda due milioni di imprese che lavorano con la pubblica amministrazione. A esprimere questo timore, è la CNA, che rinnova la richiesta di cancellare “split payment” e “reverse charge”.

Le imprese intermedie, in genere, compensano l’imposta che incassano sulle vendite con quella pagata ai fornitori. Dallo scorso primo gennaio non accade più così. Qualunque soggetto della pubblica amministrazione che riceve una fattura, trattiene l’Iva e la versa direttamente al fisco. Una gigantesca sottrazione di risorse dai flussi di cassa. Secondo lo studio dell’Osservatorio permanente della CNA sulla tassazione delle piccole imprese, parliamo di oltre un miliardo e mezzo al mese: 18 miliardi l’anno.

Dunque, fatture pagate ma senza Iva. E all’impresa che succede? Deve attendere fino a 15 mesi per capire se potrà compensare con l’Iva eventualmente ricevuta da altri soggetti privati o, caso più frequente, se non potrà farlo e dovrà quindi chiedere il rimborso.

Lo stesso discorso, anche se riguarda operazioni fra imprese, vale per il “reverse charge”, tecnicamente “inversione contabile”. E’ un meccanismo che trasferisce l’obbligo di versare l’Iva dal venditore all’acquirente in alcune particolari operazioni: servizi di pulizia, demolizioni, installazioni di impianti e completamento di edifici.

E se le imprese non avessero i soldi per riequilibrare il flusso finanziario di cassa e dovessero andare in banca per finanziarsi, quanto spenderebbero? Non meno di 920 milioni di euro all’anno, ha calcolato l’Osservatorio della CNA. A patto che trovino una banca disponibile a sborsare i soldi. E ad applicare sempre e a tutte un interesse che per le piccole imprese sicuramente non è inferiore al 6 per cento.

La fatturazione digitale consente all’amministrazione fiscale di controllare in tempo reale le transazioni tra le imprese e di avere tutti gli strumenti per individuare e colpire gli evasori. Le imprese oneste devono poter lavorare

in tranquillità. Per uscire da questa gravissima situazione, bisogna però mandare subito in soffitta, e contemporaneamente, sia “split payment” che “reverse charge”. Come chiedono anche le migliaia di imprenditori che hanno firmato la petizione on line lanciata dalla CNA nelle scorse settimane.

Info: CNA, a Viterbo in via I Maggio 3, telefono 0761.2291; a Civitavecchia in via Palmiro Togliatti 7, telefono 0766.542213.

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