A tutta birra. E’ proprio il caso di dirlo, perché nonostante sia tra le ultime nate, la birra artigianale italiana, in pochi anni ha raggiunto la vetta delle grandi. Crescono i birrifici, cresce la produzione e cresce il prestigio della bionda nostrana, ormai blasonata e premiata nelle competizioni internazionali, al pari delle “colleghe” di Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Belgio, paesi che vantano una tradizione e un consumo, a differenza del nostro, secolare.

Secondo i dati raccolti da Unionbirrai – l’associazione affiliata alla CNA che da sola rappresenta oltre 120 birrifici artigianali italiani – ad oggi in Italia si producono circa 350 mila ettolitri di birra artigianale. Il consumo nazionale è pari al 2% del consumo di birra totale, che nel 2014 è stato di 17,5 milioni di ettolitri, per un consumo pro-capite di 30 litri annui a persona (contro una media europea di 80).

I birrifici artigianali si dividono in tre categorie: i microbirrifici (45% del totale), cioè quelli che producono e vendono all’ingrosso, i Brew Pub (45%), cioè quelli che fanno produzione con mescita annessa e il più recente fenomeno dei Beer firm, marchi privati che si affidano ad altri per la produzione, occupandosi solo della commercializzazione (10% del totale). Tutti si differenziano dalla produzione industriale per le piccole dimensioni dell’impresa, per l’assenza di pastorizzazione e la grande attenzione alle materie prime, oltre che a una caratterizzazione molto forte nel gusto e negli aromi.

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Negli ultimi anni il trend di crescita del settore è stato esponenziale. Basti dire che se nel 2008 esistevano meno di 200 produttori, secondo Unionbirrai, nel 2014 il numero è raddoppiato, arrivando a quota 800.

Si tratta soprattutto di piccole realtà, che in totale, considerando l’indotto, occupano circa 4000 persone in tutt’Italia. Ad esportare sono soprattutto i grandi: solo il 7-8% della produzione varca i confini nazionali, ma chi lo fa sempre più spesso viene premiato.

Le birre artigianali italiane negli ultimi anni, infatti, sono state insignite di riconoscimenti internazionali e ad  oggi la bionda nostrana viene considerata tra le più prestigiose, al pari di quelle di Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Belgio, paesi che vantano una tradizione e un consumo, a differenza del nostro, secolare.

Nata alla fine degli anni ’90 la birra artigianale italiana ha saputo reinterpretare gli stili delle altre birre, aggiungendo un tocco di italianità, ovvero quella capacità di produrre e riconoscere prodotti di  qualità, unendo il “patrimonio genetico nazionale” alla passione di piccoli imprenditori.

Sono nate così birre ormai considerate tipicamente italiane come quella alle castagne o le contaminazioni sempre più frequenti con la nostra più grande tradizione: il vino. Le ultime tendenze, infatti, sono blend tra mosti di vino e mosti di birra, birre invecchiate in botti di vino o l’utilizzo delle vinacce nella produzione del mosto di birra.

Per il 2015 le previsioni parlano di un settore ancora in crescita, sempre più attento alla ricerca e alle tecnologie. Di questo e molto altro si parlerà a Rimini dal 21 al 23 gennaio, in occasione della “Beer Attraction” la manifestazione – organizzata dalla Fiera di Rimini col patrocinio di Unionbirrai – che richiama produttori da tutto il mondo e che per la prima volta sarà dedicata alla birra artigianale. All’interno della manifestazione quest’anno si terrà anche il Premio Birra dell’anno.