mario draghiI freddi numeri non sono a favore dell’Italia, al momento. A cominciare da quelli della Banca centrale europea, secondo la quale la ripresa non ci sarà in tempi rapidi. Difficile inoltre che per fine 2014 il Governo possa portare il rapporto deficit/Pil al 2,6%. Nei primi tre mesi del 2014 l’Italia aveva migliorato il suo deficit (passato da -1,8% del Pil a -1,6%) grazie alla riduzione della spesa pubblica, anche se questa riduzione era venuta a spese più degli investimenti che della spesa corrente.

Altra doccia fredda: il nostro Paese è fra quelli “già dotati di alta competitività ma ora in fase stagnante o di declino”. E’ quanto emerge dal Rapporto sulla competitività della Commissione Ue. Negli ultimi sei anni la produzione industriale italiana è calata del 25%.

Infine i numeri di Morgan Stanley: l’Italia “rischia di rimanere in recessione per il terzo anno consecutivo”. E’ scritto in un rapporto della banca d’affari. In precedenza, era stata prevista un crescita, sia pure lieve, mentre per il 2015 si passa dal +1% al +0,8%.