“Siamo fortemente contrari all’introduzione dell’obbligo della qualificazione SOA per le imprese che effettuano lavori legati ai bonus dell’edilizia”. E’ quanto sottolinea CNA, commentando alcuni emendamenti presentati da più gruppi parlamentari e segnalati come prioritari al Decreto Ucraina all’esame del Senato, che prevedono l’estensione dell’ambito di applicazione delle SOA (si tratta della certificazione obbligatoria prevista per la partecipazione a gare d’appalto per l’esecuzione di lavori pubblici con importo a base d’asta superiore a 150mila euro).
La CNA parla di “evidente contraddizione con l’orientamento a semplificare le procedure e ridurre gli adempimenti a carico delle imprese più volte ribadito dal governo e dal Parlamento”.
L’estensione della qualificazione SOA avrebbe solo l’effetto di compromettere la ripresa del settore delle costruzioni, escludendo dal mercato delle lavorazioni edilizie circa l’80% delle imprese, di introdurre maggiori oneri a carico delle imprese, di aumentare il giro d’affari per le società autorizzate al rilascio delle certificazioni e di penalizzare i cittadini-clienti.
“Non c’è pace per il Superbonus 110% e per tutti gli altri bonus dell’edilizia, che hanno dato, e continuano a dare, una spinta decisiva alla ripresa dell’economia dopo la drammatica emergenza determinata dalla pandemia”, osserva Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia.
“Le continue modifiche al funzionamento dei bonus edilizi generano allarme tra le imprese e i cittadini e rischiano di provocare la paralisi totale del mercato. Si pensi ai recenti interventi su criteri e modalità per la cessione dei crediti. E giusto ieri abbiamo espresso delusione e preoccupazione per la posizione del premier Draghi sul Superbonus. Adesso – prosegue Melaragni – arriva la proposta di applicare addirittura le SOA. Sarebbe il colpo di grazia per il nostro tessuto imprenditoriale”.
L’obbligo della qualificazione SOA altera in modo ingiusto i meccanismi fondamentali del libero mercato, introducendo ex-lege una grave e pericolosa restrizione dell’offerta nel mercato della riqualificazione del patrimonio immobiliare.
L’esperienza mostra che le SOA non rappresentano in alcun modo un sistema in grado di garantire la qualificazione delle imprese, tantomeno quella per gli interventi effettuati sugli immobili, e non è assolutamente lo strumento per arginare episodi di frodi e imbrogli.
CNA, pertanto, sollecita governo e Parlamento a non procedere all’estensione dell’obbligo della qualificazione SOA.