Le crisi di governo risultano quasi sempre poco comprensibili agli occhi dell’opinione pubblica ma quella deflagrata l’altro giorno a causa, ufficialmente, di un termovalorizzatore sarebbe ai primi posti di una immaginaria classifica. La difficoltà a leggere la crisi non è tanto nelle dinamiche tra i partiti quanto nell’eccezionalità della fase storica che stiamo vivendo. È persino superfluo un richiamo al senso di responsabilità anteponendo l’interesse generale ai tatticismi nella ricerca di un consenso sempre più effimero. È quanto scrive Dario Costantini, Presidente Nazionale CNA, in un editoriale pubblicato sul quotidiano Il Foglio, nel quale affronta i risvolti della crisi che ha investito l’esecutivo, sottolineando l’agenda di impegni che il Paese deve portare a compimento per offrire risposte ai cittadini, alle imprese e al mondo del lavoro. “Non coltiviamo il culto della stabilità come valore fine a sé stesso – prosegue Costantini – ma come requisito per realizzare ciò che è necessario e utile al Paese e con la preoccupazione che il fossato tra politica e opinione pubblica si allarghi ulteriormente indebolendo il tessuto democratico e minando la preziosa coesione sociale”.

La crisi energetica e climatica, la guerra, la recrudescenza del Covid, l’inflazione a livelli sconosciuti da due generazioni richiedono scelte efficaci e tempestive, obbligano a costruire una prospettiva compatibile e coerente con un mondo in profonda trasformazione in cui cambiano matrici e paradigmi.

Riti e liturgie della politica che riaffiorano non alterano le priorità ma rischiano di provocare il collasso del sistema politico e istituzionale. Qualunque sia l’evoluzione della crisi, l’agenda non cambia, tantomeno alcune emergenze come gli stoccaggi di gas per l’inverno e gli impegni vincolanti per allocare le risorse del Pnrr.

Le parti sociali offrono una sponda di responsabilità e credibilità per governare una fase complessa e delicata. Un ruolo riconosciuto soltanto in talune circostanze mentre il sistema della rappresentanza si è rivelato strumento insostituibile di connessione. E nel disegnare una visione di medio e lungo termine l’Italia non può prescindere dal sistema della micro e piccola impresa e dal Mezzogiorno. Non c’è prospettiva di sviluppo senza valorizzare la piccola impresa e aumentare il potenziale del Sud. Rappresentano il propellente per una crescita sostenibile e duratura, confermata dall’andamento dell’economia degli ultimi 18 mesi.

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