“Positive ma parziali le misure emergenziali contro il caro-energia. Alle piccole imprese non basta essere aiutate per appena un trimestre, servono da subito interventi strutturali per aumentare il potenziale di crescita del Paese. Si spinga dunque l’acceleratore sul PNRR per sostenere investimenti pubblici e privati”. E’, questa, la posizione sulla manovra 2023 espressa dall’Assemblea dei delegati della CNA di Viterbo e Civitavecchia, riunitasi ieri pomeriggio nel capoluogo della Tuscia, presso la sede di CNA Sostenibile. All’ordine del giorno, anche il bilancio 2021 della CNA (approvato all’unanimità), presentato dalla segretaria, Luigia Melaragni, e i temi al centro dell’attività del sistema CNA nel territorio, sui quali è intervenuto il presidente, Alessio Gismondi.

Il Ddl bilancio è stato illustrato, punto per punto, da Marco Capozi, responsabile del Dipartimento Relazioni Istituzionali e Affari Legislativi di CNA nazionale, che, sulle misure indicate dal governo, poche ore prima aveva espresso il parere della Confederazione in sede di audizione alla Commissione Bilancio della Camera.

“Bisogna guardare con un occhio alla manovra, che destina 21 dei 35 miliardi di euro al contrasto alla crisi energetica, e con l’altro al PNRR, che nel 2023 dovrebbe mettere a terra 50 miliardi”, ha chiarito Capozi. Il Ddl bilancio non offre, infatti, contromisure sufficienti e di ampio respiro rispetto a uno scenario congiunturale molto complesso. È indispensabile accelerare i ritmi di spesa delle risorse del PNRR per sciogliere i nodi che frenano la produttività, dalla burocrazia alle infrastrutture digitali e materiali, e sostenere gli investimenti privati e pubblici per rendere il nostro sistema più digitale, efficiente ed ecocompatibile.

 “Le misure contro il caro-energia assicurano sostegni fino a marzo. Le apprezziamo, ma dobbiamo pensare a come ridurre la dipendenza energetica. È da un anno e mezzo che proponiamo, e siamo stati i primi a farlo, una risposta strutturale: incentivare l’autoproduzione da fonti rinnovabili introducendo il meccanismo del credito d’imposta al 50%. Nell’arco di due anni, oltre 200mila piccole imprese possono installare impianti fino a 200 KW, attivando 8.700 MW di nuova potenza installata. Per questo intervento, occorrono due miliardi di euro”, ha detto Capozi. Si tratta di un investimento che può essere reso possibile da una rimodulazione delle risorse all’interno del PNRR.

Su questo tema è intervenuto anche Gismondi, evidenziando l’iniziativa di CNA a Civitavecchia per una transizione energetica green anche con il sostegno al progetto del parco eolico off-shore e l’apertura, lo scorso ottobre, di un “cantiere” per la costituzione di comunità energetiche rinnovabili: “Scontiamo, oggi, la mancanza di una politica lungimirante”.

La manovra non corregge la progressiva diminuzione di risorse per misure importanti per il tessuto della piccola impresa, come Transizione 4.0 e la Nuova Sabatini (che agevola l’acquisto di beni strumentali), non offre prospettive al Superbonus, che ha rappresentato un volano per la crescita del Pil, e non interviene per dare risposte definitive al problema del blocco dei crediti legati allo sconto in fattura. Situazione, quest’ultima, che sta mettendo in ginocchio tante imprese della filiera delle costruzioni, come ha sottolineato Melaragni. CNA ritiene necessaria una operazione straordinaria garantita dallo Stato che consenta alle imprese di liberarsi dei crediti incagliati.

Esaminate, nel corso della riunione, anche le misure relative al fisco (estensione del regime forfetario a 85 mila euro, flat tax incrementale, riduzione dell’imposizione sui premi di produttività, rinvio della plastic e sugar tax sono apprezzabili, non risolvono comunque le criticità sulla tassazione delle piccole imprese), al lavoro (CNA valuta negativamente la riduzione del cuneo fiscale a vantaggio esclusivo dei lavoratori), alla previdenza (sulle pensioni, è trascurata la platea degli autonomi) e al made in Italy.

Preoccupazione per l’insufficienza delle risorse previste per mitigare gli effetti del caro-carburante nell’autotrasporto merci: appena 200 milioni di euro. La stessa Unatras, che riunisce le associazioni più rappresentative della categoria, tra le quali CNA Fita, ha parlato di “messa in discussione dei provvedimenti che hanno consentito alle imprese di affrontare seppur parzialmente il caro gasolio e le emergenze derivanti dal conflitto In Ucraina”. Per CNA, occorre trovare con urgenza una risposta, perché siamo di fronte a un settore strategico in profonda crisi.