luigia-melaragniIl saldo è positivo. E la buona notizia è che vale anche per l’artigianato, per il secondo trimestre di seguito. E’ la foto scattata da Unioncamere – InfoCamere sulla dinamica delle imprese italiane, nel periodo luglio-settembre 2020.

Nel terzo trimestre dell’anno segnato dal Covid-19, nella Tuscia Viterbese l’artigianato conta 7.166 imprese registrate sul totale di 37.924. Tra le 439 nuove nate, 91 sono proprio artigiane. Ammontano a 77 quelle cessate, con una variazione dunque positiva di 14. La parte più consistente, 59, arriva dal settore delle costruzioni, che con 32 chiusure segna un andamento positivo di 27. Nel trimestre precedente, quello del lockdown – aprile, maggio e giugno – le iscrizioni artigiane erano state 138 a fronte di 63 cessazioni e un saldo di 75.

“Nonostante i valori lievemente positivi – dice Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia bisogna essere cauti. Il prossimo periodo sarà infatti segnato dalle ulteriori difficoltà determinate dalle misure adottate per contenere la seconda ondata di contagi, occorrerà dunque vedere cosa succederà, monitorare l’evolversi della situazione, che è di attesa. A fine anno si potrà avere un quadro più delineato. Ma resta la testimonianza di ‘resistenza’ da parte dell’artigianato”.

Nel trimestre analizzato da Unioncamere – InfoCamere, come indicato anche nella nota della Camera di Commercio, nella provincia di Viterbo le nuove aperture del complesso delle imprese hanno superato le chiusure: 439 iscrizioni a fronte di 258 cessazioni. Dati che lasciano il segno più davanti al saldo, che è di 181, e al tasso di crescita, dello 0,48 per cento. La Tuscia sale al 20° a livello nazionale (nel Paese la crescita è dello 0,39, nel Lazio invece dello 0,51). A livello regionale meglio fanno Rieti, quarta piazza in Italia, dove il bilancio tra nascite e morte è più 0,67, Frosinone (12°) con lo 0,54, e la Capitale (20°) con lo 0,53. Dietro c’è invece solo Latina (47°) con lo 0,36.

Nello stesso terzo trimestre dello scorso anno il Viterbese mostrava numeri peggiori, con 335 iscrizioni e 305 cessazioni: il saldo positivo di 30 regalava una crescita di appena lo 0,08 per cento. Roba da bassa classifica. Peggio ancora era andata all’artigianato, dove campeggiava il segno meno: 73 aperture e 92 chiusure.