Tutelare il tessuto imprenditoriale del settore del restauro. Con questo obiettivo, CNA Restauratori ha manifestato ai ministri Matteo Piantedosi e Gennaro Sangiuliano l’esigenza di valutare la sospensione di due bandi per Accordi quadro, perché ritenuti non conformi alle norme che tutelano l’accesso alle imprese di più piccole dimensioni, in stragrande maggioranza nel settore del restauro.

Quella degli Accordi quadro è una misura introdotta da Invitalia, per conto del Ministero della Cultura, a favore delle Amministrazioni beneficiarie delle risorse del Fondo Sviluppo e coesione, del valore complessivo di 44 milioni di euro, per l’affidamento di interventi di restauro di beni culturali. Tale stanziamento è destinato agli interventi di restauro di immobili distinti non standardizzabili, ciascuno con proprie caratteristiche tecniche da sviluppare con separata progettazione.

Come anticipato, sono due i nuovi bandi in materia di restauro del patrimonio culturale.

Il primo bando, del valore massimo stimato in 124 milioni di euro, tratta di “Sicurezza sismica nei luoghi di culto, restauro del patrimonio culturale del Fondo edifici di culto (Fec) e siti di ricovero per le opere d’arte (Recovery Art)” e sarà aggiudicato da Invitalia per conto del Ministero dell’Interno.

Il secondo, ugualmente gestito da Invitalia, che affida lavori e servizi di ingegneria e architettura per l’attuazione del Piano Sviluppo e Coesione del Ministero della Cultura – Fondo Sviluppo e Coesione, vale circa 70 milioni di euro.

Va chiarito che già la scorsa primavera l’Anac (Autorità nazionale anti corruzione), sulla base di un esposto dell’Associazione Restauratori d’Italia (Ari),  aveva contestato ad Invitalia la violazione dei principi di libera concorrenza, trasparenza e par condicio, oltre alla mancanza di una corretta determinazione dell’importo a gara per i singoli lotti.

Dalle conclusioni dell’Autorità anti corruzione era emerso come l’Accordo quadro non garantisse la corretta selezione dei concorrenti e discriminasse le piccole e medie imprese operanti sul territorio in cui sorgono i beni da restaurare.  

Nell’esposto, l’Associazione Restauratori d’Italia, aveva denunciato la disapplicazione del codice dei contratti dell’Accordo Quadro di Invitalia e l’ingiustificata riduzione della platea di operatori economici cui si rivolge il bando, in totale noncuranza del tessuto imprenditoriale del settore. Inoltre, aveva espresso perplessità sull’effettiva applicabilità dello strumento negoziale dell’Accordo Quadro a lavori inerenti i beni culturali (restauro di beni mobili e superfici decorate di beni immobili sottoposti alle disposizioni di tutela), considerate la peculiarità e complessità tecnica di tali attività, che trovano compimento, a fronte di un progetto esecutivo, dalla concatenazione di singole lavorazioni la cui aggregazione non è standardizzabile

Da ciò, la delibera approvata dal Consiglio Anac il 13 dicembre 2022, in cui l’Autorità dà tempo all’Agenzia Invitalia trenta giorni per adeguarsi alle indicazioni date a fronte dei rilievi riscontrati.

Nel rinnovare le sue perplessità, CNA Restauratori manifesta la necessità di valutare la sospensione dei bandi.