Se la produttività del lavoro in Italia è particolarmente bassa, confrontata con le più forti economie mondiali, è anche vero che esiste un problema di sottoutilizzazione o scarsa utilizzazione di competenze, di un capitale umano che non riesce a trasformarsi in energia lavorativa e dunque in economia. Il Censis, nella sua ultima indagine che ha oggi presentato, stima tale capitale in un valore che si aggira intorno agli 8 milioni di individui. A questa cifra si arriva se si guarda al numero di disoccupati, che nel 2013 sono piu’ di 3 milioni e si aggiungono i circa 1.780.000 cittadini in eta’ lavorativa inattivi perche’ scoraggiati e gli oltre 3 milioni di persone che pur non cercando attivamente lavoro sarebbero disponibili a lavorare.

Bisogna poi considerare, prosegue una nota CNA, tutto il potenziale non utilizzato, quelle persone che hanno sviluppato un percorso professionalizzante o di studi e si trovano a svolgere mansioni poco rispondenti alle capacità acquisite . Il cambiamento del sistema economico ha portato a differenti approcci anche con il mondo del lavoro, considerando ad esempio il boom dei lavoratori over 50 e i cosiddetti lavori “ibridi” dei giovani che si alternano a lunghi periodi di inattività. Sono sempre i dati dell’ultimo rapporto Cenins a rilevare un incremento, dal 2011 ad oggi, del 19% di lavoratori con oltre 50 anni di età. Dato che può esser letto si come un effetto diretto delle riforme previdenziali entrate a regime, ma che contiene in se’ le disfunzioni di un mercato del lavoro che chiude le porte alle nuove leve, oltre ai numerosi casi di chi sceglie di restare al lavoro pur avendo maturato i requisiti per il pensionamento per non intaccare il livello di reddito e di coloro che si erano chiamati fuori dal mercato del lavoro ma sono stati indotti a rimettersi in gioco dal peggiorare delle condizioni economiche. A fronte di questo a tratti sorprendente boom di lavoratori di una certa età è allarmante il dato fornito dal Centro studi guidato da Giuseppe De Rita, che individua nel 50,7% la quota dei lavoratori “ibridi” tra gli occupati di eta’ compresa tra i 15 e i 24 anni. Quest’area di lavoro comprende temporanei, intermittenti, collaboratori, finte partite Iva e prestatori d’opera occasionale. La quota degli “ibridi” scende progressivamente all’aumentare dell’eta’ (il 22,9% tra i 25 e i 34 anni) e risale in prossimità dell’uscita definitiva dal mercato del lavoro (il 20,6% tra gli over 65).

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CNA ha intitolato la propria Assemblea Nazionale, tenuta pochi giorni fa, proprio al Capitale Umano, elemento essenziale in un processo di rinascimento economico. L’Italia è il paese del “potenziale inespresso”. È indispensabile far emergere le competenze e le capacità che il nostro Capitale Umano può esprimere. Il mondo della micro e della piccola impresa è stato da sempre fucina di creatività, esempio di capacità produttiva. La crisi, la burocrazia, un’imposizione fiscale eccessiva, hanno ridotto la capacità creativa delle imprese  e innalzato il livello di insoddisfazione dei lavoratori.

Come afferma il CENSIS, il micro capitalismo dei territori resta una carta vincente per il paese per recuperare la ripresa degli investimenti che dal 2007 sono scesi di oltre 333 miliardi di euro.

Anche nel primo semestre del 2014 le esportazioni degli oltre 100 distretti industriali (che contribuiscono per piu’ di un quarto del valore aggiunto manifatturiero del Paese) sono cresciute, esattamente del 4,2% in termini tendenziali, a fronte di un incremento dell’1,2% dell’export manifatturiero complessivo. Nel 2014 il fatturato dei distretti e’ stimato in crescita del 2,2% e del 4,7% nel 2015.

L’Italia – continua la nota CNA – per ripartire deve puntare su una politica economica che dia valore alla micro e piccola impresa che presenta un potenziale importante di sviluppo anche in termini di occupazione e di export.