“Ci sono appuntamenti che si legano ad altri, come tradizioni nella tradizione. Santa Rosa è così: insieme all’aspetto religioso e al Trasporto della Macchina si porta dietro un patrimonio altrettanto importante, quello dell’artigianato”. La segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia, Luigia Melaragni, introduce così quello che ormai è diventato un classico. Anzi, due: i dolci e le creazioni nate dalle mani degli artigiani che prendono spunto dalla festa e la portano a un livello superiore.

Sotto col forno e fermi: sul percorso della Macchina c’è la pasticceria Garibaldi, sull’omonima via, che sul tema ha allestito tutta la vetrina. Maritozzi, pane di Santa Rosa e biscotti del Facchino. I primi sono quelli a ricetta classica viterbese, ma senza uvetta: farina, zucchero e burro, il tutto lievitato sei ore. Un impasto morbidissimo all’interno, che si abbina a meraviglia con la panna. Impasto dolce per il pane, arricchito con nocciole rigorosamente dei Monti Cimini, uvetta e cioccolato fondente. E pastafrolla con pasta di zucchero per i biscotti che prendono i contorni dagli uomini del 3 settembre.

E spostandosi in via Pasubio c’è il Vapoforno, un altro pezzo di tradizione ormai consolidatissima. Come ogni anno infatti Eraldo e Stefano Costantini sfornano qualcosa come 2-300 mega maritozzi che vengono consegnati ai Facchini prima del “Sollevate e fermi”. L’impasto è a base di uvetta, aromi e zucchero. L’iniziativa risale a decenni fa: una volta erano distribuiti dal forno che si trovava in fondo alla salita di Santa Rosa, loro l’hanno ripresa dal 1983.

Da un forno a un altro forno, che però ha una finalità diversa. Anche le ceramiste non sono da meno. C’è Cinzia Chiulli di Percorsi artistici in via San Pellegrino, per esempio, che ha ideato e realizzato alcune creazioni con protagonista la Santa bambina, il cui volto è volutamente coperto da una rosa. Ognuno la immagina come vuole, perché l’importante non è l’estetica, ma ciò che ha fatto in vita. La rosa rappresenta il carattere delicato e spirituale, con lo stelo che indica determinazione. La brocca riprende il miracolo di quella risanata, quello delle rose e intorno dei cuori, come quello di Rosa, ritrovato integro. I colori sono il bianco della purezza, il rosso della passione di Facchini e viterbesi.

Poi c’è Daniela Lai, dell’omonima Bottega d’arte, sempre in via San Pellegrino. Il suo omaggio a Santa Rosa: le croci in zaffera con il simbolo della Santa, “La Rosa” ed il Tau, simbolo di San Francesco e con la foglia di quercia in zaffera, la preziosa e rara tecnica viterbese del Quattrocento. E ancora le acquasantiere e il simbolo religioso IHS (Jesus Hominum Salvator, Gesù Salvatore degli uomini), che veniva apposto nelle case medievali di Viterbo a indicare il luogo dove ha predicato San Bernardino e si abbracciava la fede cattolica.

Infine, Daniela Lombardo di Creazioni Daniela, in via Cavour 45. Creazioni di nome e di fatto, che toccano un po’ tutti gli aspetti della festa: Santa, Facchini, Macchina. Per lei lavorazione della ceramica con varie tecniche: lastra, bassorilievo e tutto tondo con argilla bianca e rossa. Gli smalti e i colori usati sono atossici e senza piombo. La decorazione è realizzata a pennello o con moderna tecnica digitale, riproducendo suoi acquarelli originali con successiva cottura tradizionale.

Insomma, Santa Rosa con l’artigianato è una festa nella festa.

Pasticceria Garibaldi                             

   

Vapoforno Costantini

Cinzia Chiulli – Percorsi Artistici

Daniela Lai – Bottega D’Arte

Daniela Lombardo – Creazioni Daniela